sabato 14 gennaio 2012

L'intelligenza collettiva

E’ decisamente indicativo utilizzare un blog per trattare l’argomento “intelligenza collettiva”.
Questo luogo cibernetico è una risorsa straordinaria attraverso la quale e con la quale produrre, comunicare, condividere conoscenza e …generare ulteriore conoscenza.
Il sapere anche circoscritto di una specifica tematica non è mai  definito, l’uomo nella sua tensione perenne verso di esso lo rende dinamico, fluido, instabile, incerto, da sottoporre a continue analisi, discussioni, rivalutazioni.
L’intenzione di questo blog è proprio di invitare voi utenti della rete a collaborare, immettendo in questo spazio  le conoscenze, le idee, gli aggiornamenti, le ricerche, le notizie che voi tutti possedete e che ognuno acquisisce nel suo viaggio nei mondi del sapere. 
Si tratta di manifestare concretamente quella  intelligenza collettiva postulata dal filosofo francese Pierre Levy.
E' dal confronto, dall'interazione, dalla condivisione in un blog, nel quale è possibile commentare, dissentire o associarsi ai contenuti proposti, che si dà vita alla costruzione cooperativa  del sapere, fondendo l’intelligenza di ognuno con quella degli altri.
Trovo che sia davvero entusiasmante riflettere su tutto ciò per poter  comprendere come la rete riesca a modificare la nostra intelligenza, il nostro modo di pensare, le nostre modalità di apprendere.
Inserisco un link in cui è possibile leggere una intervista a Pierre Levy:
intervista a Pierre Levy



    Cos'è l'intelligenza collettiva?

    Procediamo con una analisi graduale.
    Per una definizione esaustiva ricorriamo ad una risorsa web conosciutissima come Wikipedia, esempio mirabile di intelligenza collettiva.
    L’enciclopedia virtuale recita:
    intelligenza collettiva: "aggregato sistematico di intelligenze individuali, le cui relazioni reciproche e la cui collaborazione producono effetti massivi a livello culturale, sociologico, politico e antropologico di tipo emergente e difficili da studiare con i criteri applicati sui singoli individui che ne fanno parte".
    Per l’essenza stessa della rete e per i risvolti culturali, educativi e sociali che le sono propri, il concetto di intelligenza collettiva risulta estremamente attuale, anche se gli studi relativi a questo argomento risalgono ai primi anni del secolo scorso.
    L’osservazione del comportamento di una formica all’interno di una colonia fece pervenire il sociologo Durkheim alla convinzione che l’individuo basa la propria conoscenza su quella degli altri.
    Il filosofo Pierre Teilhard De Chardin teorizzò la noosfera, una coscienza collettiva che scaturisce dall’interazione fra le menti degli uomini, “un pensiero superiore alla somma delle parti”.
    Nel 1994 viene pubblicato il libro”L’intelligence collective. Pour une antropologie du cyberspace” del già citato Pierre Levy che fornisce una definizione chiara e lungimirante (considerando che all’epoca non era ancora esplosa la forza dirompente del Web) di intelligenza collettiva interpretando e anticipando lo scenario comunicativo che si è poi materializzato. Essa, afferma il filosofo, è…”a form of universally distributed intelligence, constantly enhanced, coordinated in real time, and resulting in the effective mobilization of skills”. E quale ambiente può essere più consono a svilupparla se non il cyberspazio attraverso i suoi strumenti innovativi?

    L’origine del concetto di intelligenza collettiva

    Il concetto nasce dall’osservazione del comportamento di alcune specie biologiche, come già scoperto da Durkheim per le formiche, che per necessità, sopravvivenza e difesa si organizzano in sistemi, operano in sinergia. Esempi sono sciami d’api, banchi di piccoli pesci che si raggruppano per scacciare pesci grandi, stormi di uccelli per non perdere la rotta o per aggirare l’aggressione di rapaci. Le evoluzioni degli uccelli sembrano essere coordinate, frutto di un’intenzionalità, ma in realtà ogni volatile agisce per proprio conto, in base a delle regole proprie. Dallo studio di queste dinamiche il MIT Center for collective Intelligence elabora nel 2006 una definizione più attuale di intelligenza collettiva: “is groups of individuals doing things collectively that seem intelligent”; gli alveari, gli stormi, le colonie di formiche sono esempi di gruppi che, collaborando nella ricerca di fonti di cibo, sembrano intelligenti.
    Nella rete prende corpo questo tipo di intelligenza, gli individui collaborano e costruiscono una conoscenza comune, condivisa. Cosa ne pensate?

    Testimonianze di intelligenza collettiva nel Web

    Wikipedia è, come accennato in precedenza, un sistema enciclopedico universale basato sulla collaborazione di migliaia di persone che, in maniera volontaria, contribuiscono a dare risposte esaurienti in qualsiasi branca dello scibile umano, obiettivo irraggiungibile dal singolo individuo.
    Google con l’algoritmo di ricerca e classificazione PageRank estrae informazioni dai siti web per facilitare le ricerche effettuate dagli utenti, sfrutta ciò che emerge come intelligenza collettiva dalla rete.
    Linux sistema operativo di insieme di programmi e istruzioni che consentono l’interazione con l’uomo e con altri programmi.
    Open Resource come Firefox, Openoffice.org, 7-Zip, software che consentono l’apporto di modifiche ad esso da parte di altri programmatori indipendenti.
    Le risorse poi sono tante nel Web 2.0 come  i blog, i microblog, i social network, wiki, le mappe.
    Sono molte nel web, al di là degli strumenti, anche le esperienze di intelligenza collettiva:

    Voi ne conoscete altre?

    Crowdsourcing

    Una menzione particolare merita il modello innovativo e interattivo Crowdsourcing, modello di business che si basa sull’affidare lo sviluppo di un progetto ad una massa di individui piuttosto che a pochi esperti qualificati. Esempi mirabili sono:
    www.patientslikeme.com
    www.citizenscience.com
    www.innocentive.com



    Intelligenza collettiva o intelligenza connettiva?

    Levy sostiene che l’intelligenza è una risorsa distribuita ovunque vi sia umanità, è il prodotto del sapere comune e che, attraverso le tecnologie, le persone possono condividere le facoltà intellettive e cooperare. De Kerckhove, filosofo e discepolo di McLuhan, sostiene la moltiplicazione delle intelligenze piuttosto che la loro somma, dà importanza alla connessione, al collegamento, alla messa in relazione delle intelligenze come approccio sinergico per il raggiungimento di obiettivi. E tu da che parte stai? Collettiva o connettiva? Ma poi il riconoscimento di queste forme di intelligenza non può sortire l’effetto di limitare l’espressione delle potenzialità del singolo? Le intelligenze soggettive non corrono il rischio di annullarsi anziché fortificarsi? E ancora, l’utilizzo della massa di informazioni che la rete offre può servire unicamente a raccogliere conoscenze e divenire la base per ulteriori decisioni individuali? La saggezza della folla è sempre e inconfutabilmente saggezza? La mia opinione? Penso che la fruizione di queste nuove forme di intelligenza, se non limita l'espressione delle potenzialità del singolo ma gli consente di dare il proprio contributo in contesti di condivisione e di interazione, non può che rappresentare un valore aggiunto per l'acquisizione di nuove conoscenze e di nuovi saperi.

    E’ possibile sviluppare ed affinare l’intelligenza collettiva a scuola?

    L’intelligenza collettiva di cui il ragazzo fa esperienza in rete, deve essere attivata e stimolata, a mio avviso, in un ambiente di apprendimento valido e costruttivo, innanzitutto perché le modalità di apprendimento proprie di internet che sviluppano un pensiero reticolare, dovrebbero trovare un’estensione nell’ambiente didattico. Ciò è possibile attraverso il superamento di un vecchio modello di mera trasmissione dei contenuti, il superamento anche fisico delle barriere banco-cattedra-aula che spesso mortificano il ragazzo, la strutturazione del lavoro didattico in gruppi dove è necessario il contributo personale di tutti, dove i discenti scoprono un ruolo attivo nella formulazione di ipotesi, nella risoluzione di problemi, nell’interpretazione della realtà. Attraverso la condivisione, la negoziazione sociale, il peer tutoring, le attività laboratoriali, lo scambio comunicativo, l’utilizzo delle tecnologie e degli strumenti più innovativi che esse offrono, si realizza un apprendimento interattivo, responsabile, collaborativo e solidale. L’insegnante riveste il ruolo di facilitatore, di organizzatore delle attività, di colui che predispone le premesse per una costruzione cooperativa della conoscenza, per consentire ai suoi alunni di pervenire alla consapevolezza che i saperi non sono compartimenti stagni, non vi è supremazia di un sapere sugli altri, essi sono connessi, interrelati, congiunti, così come appaiono nella rete. L’unica arma che la scuola possiede è quella di porsi al passo con i tempi tentando di formare menti aperte, flessibili, dinamiche, capaci di muoversi responsabilmente nel contesto sociale complesso e differenziato.

    Festival dell'intelligenza collettiva

    Il tema dell'intelligenza collettiva è di grande attualità, è inteso oggi come risposta alle peculiarità del nuovo assetto economico e sociale mondiale. Anche in Italia, seppur a rilento, ci si sta muovendo in questa direzione, il 14-15 ottobre 2011 presso il teatro comunale di Bologna si è tenuto  il festival dell'intelligenza collettiva dedicato all'imprenditoria, all'economia, e alle risorse della Rete, organizzato dai giovani imprenditori della Confederazione Nazionale dell'artigianato della piccola e media impresa. Al festival è intervenuto anche Jimmy Wales, uno dei fondatori di Wikipedia.    



    La mia esperienza di docente

    Nella mia esperienza di insegnante ho sempre cercato di realizzare una didattica centrata sugli allievi, sui loro bisogni, sulle loro risorse. Attraverso studi, aggiornamenti, ricerche personali ho scoperto il valore formativo del gruppo e il fruttuoso processo di co-costruzione attiva di conoscenza che esso è capace di generare. Mi piace far emergere nei discenti quel positivo clima di collaborazione, di condivisione del lavoro nel quale le potenzialità del singolo vengono fuori e sinergicamente si intersecano con quelle degli altri, in uno scambio reciproco costante che fa scorgere tutti in egual misura responsabili del gruppo. Credo fermamente che un metodo di ricerca attiva, di esplorazione, di discussione, di tutoring tra pari,di attività di gruppo e di classi aperte, di laboratorio, di sperimentazione, di comune produzione di artefatti, in sostanza un processo di apprendimento non lineare ma iterativo, ricorsivo, sia oggi prerogativa imprescindibile per attivare, coltivare e custodire l'intelligenza collettiva.